Abbiamo incontrato Alessandro Bracalente, vulcanico imprenditore marchigiano, seconda generazione della azienda Bramac, fondata 60 anni fa da suo padre Masiero. Ci riceve assieme alla figlia Ginevra, una laurea a pieni voti a Milano, un’esperienza di lavoro in un’azienda di un grande gruppo del lusso, da poco entrata nell’azienda di famiglia per portare avanti, insieme al fratello Diego, i progetti di crescita sui quali Bramac sta lavorando.

La prima domanda è sulla notizia più recente, l’ingresso di Bramac nel capitale della CMCI, un’altra azienda storica nel comparto della tecnologia per la calzatura. Ci potete raccontare la progettualità che ha guidato questa scelta?

“La CMCI è una eccellenza del nostro territorio, specializzata da oltre 40 anni nella produzione di macchine da cucire per l’industria calzaturiera, guidata da Mario Brutti, un imprenditore con una passione fuori dal comune per la progettazione e la produzione di macchine di alta qualità. È evidente come possa essere positiva la sinergia fra le due aziende: noi di Bramac portiamo una presenza capillare presso i clienti, in particolare le fabbriche che lavorano con le grandi maison del lusso che, ogni giorno, affianchiamo per comprenderne le esigenze e per proporre le migliori soluzioni tecnologiche ed organizzative: li aiutiamo a implementare i loro piani di sviluppo.  In CMCI, d’altro canto, sanno trovare soluzioni geniali per rendere semplici le tecnologie che eseguono operazioni complesse, come nella migliore tradizione italiana.” 

Apparentemente un cambio di rotta per Bramac che, ormai da molti anni, fa costruire le macchine nel Far East...

“Lavoriamo con la Cina da oltre vent’anni, un paese straordinario per la capacità di costruire prodotti, anche quelli ad alto contenuto tecnologico. La nostra politica nei confronti della Cina è da sempre quella di collaborare solo con le aziende migliori e di proteggere le nostre tecnologie depositando proprio in Cina i brevetti delle nostre innovazioni. L’investimento fatto, acquisendo il 50% del capitale di CMCI, è frutto della convinzione che in molti paesi del mondo, non solo in Italia, ci sia spazio di mercato per la tecnologia Made in Italy, cui ancora oggi viene riconosciuta l’eccellenza. Inoltre, questa partnership ci consente di dar vita a una filiera corta dell’innovazione, per reagire in tempi ancor più brevi alle necessità che emergono nel settore.”

     

Da sempre Bramac e CMCI vantano una forte specializzazione nel comparto della giunteria; come ritenete si sia trasformata questa fase produttiva e quali sono le priorità per le aziende del Made in Italy? 

“Negli ultimi anni abbiamo assistito alla crescita dei volumi nella produzione delle calzature per i marchi del lusso. Il reparto giunteria deve essere ripensato per due motivi principali: il primo è che dobbiamo essere in grado di riportare la giunteria di produzione in Italia organizzandola in maniera efficiente. La flessibilità è un aspetto decisivo e il reparto deve poter operare ottimizzando i tempi e l’organizzazione del lavoro. L’altro aspetto riguarda l’ergonomia e, in generale, il benessere delle persone all’interno del luogo di lavoro: c’è grande attenzione in questo momento, da parte delle aziende leader, alla qualità dell’ambiente di lavoro. Una postazione di giunteria diventa sempre più simile alla scrivania di un ufficio. Un impegno fondamentale, soprattutto per attrarre i giovani a lavorare nelle fabbriche.”

Con tanti anni di esperienza alle spalle, come vedete il futuro del Made in Italy?

“Bernard Arnault stesso ha detto che l’Italia è l’unico posto dove puoi fare il prodotto artigianale a livello industriale. Dobbiamo conservare il nostro savoir-faire e l’insuperabile talento delle nostre maestranze a realizzare qualità anche sfidando la complessità. Chi produce le scarpe dei grandi marchi si confronta ogni singolo giorno con sfide date da modellerie complicate e da materiali sempre nuovi e differenti. Il nostro futuro non è produrre lo standard, quello lo sanno fare in Cina molto meglio di noi e a minor costo. L’iper-specializzazione delle persone non è la strategia corretta: la parola chiave in Italia è la polivalenza e la capacità di adattamento a un contesto in continua evoluzione. La nostra forza, come italiani, è sempre stata quella di dominare il caos che ci circonda e trovare straordinarie opportunità in contesti nei quali altre nazioni, anche vicine a noi, vedono soltanto confusione.”

Dunque, un grande in bocca al lupo a questa nuova squadra Bramac-CMCI e alle sfide che vi attendono.

“A nostro avviso c’è una grande opportunità nel nostro comparto, soprattutto per chi come noi vive immerso in un settore industriale ancora molto vivo e comunque in espansione. I nostri competitor internazionali operano in tanti settori industriali diversi e a mio avviso hanno un po’ perso quella capacità di operare scelte strategiche a partire dalle informazioni preziose che provengono solo da relazioni capillari e dirette con chi è in prima linea nelle fabbriche. Forse oggi la limitata dimensione è il nostro punto di maggiore debolezza. La scelta di aggregare realtà eccellenti va proprio nella direzione di quella crescita che è condizione indispensabile per condurre sempre meglio ricerca e innovazione. Ovviamente restando sempre al fianco dei nostri clienti e accompagnandoli nel loro percorso di crescita.”

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